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Come scegliere i colori delle cucine moderne al primo colpo

Qual è il segreto per scegliere correttamente i colori delle cucine moderne?

  • Andare in giro per i negozi di arredamento e vedere cosa ti propongono i diversi venditori?
  • Continuare a visitare diversi show-room fino a quando non si trova una combinazione di colori che piace?
  • Oppure spendere giornate intere a comparare i colori nelle mazzette delle varie aziende di cucina?

Dalla mia esperienza suggerirei proprio di no.

Scegliere il colore delle cucine moderne significa creare una combinazione di colori seguendo delle specifiche regole, per ricreare un ambiente in cui chi deve arredare casa si trovi a proprio agio.

Si parte da schemi colori di riferimento che, con l’utilizzo di tavole di colori appositamente studiate, vengono modificate e personalizzate per creare nuove combinazioni tecnicamente corrette.

Fatto con il metodo giusto non è complicato e non bisogna stressarsi nel pensare continuamente se è stata fatta la scelta giusta.

Come lo so? Anche se di certo non sono il più grande esperto mondiale sui colori, l’azienda in cui lavoro è in attività dal 1970 e in quasi 50 anni di progettazione sono state investite tante risorse nella formazione e sviluppo di competenze sui colori.

Applicando i concetti appresi e con l’esperienza maturata, negli anni abbiamo sviluppato una metodologia che per noi funziona bene. Tanto che spesso si riesce a definire lo schema colori definitivo di una cucina in una singola sessione.

Scegliere il colore delle cucine moderne con un metodo “scientifico”

In che modo è diverso rispetto agli altri metodi?

È un sistema che parte dalla classificazione di ogni materiale disponibile per i rivestimenti, classificazione basata sulla posizione del materiale sulla ruota del colore e sulla sua luminosità.

Richiede anche lo studio di progetti di riferimento, da cui si ricavano le tavole base per la scelta del colore, che possono essere personalizzate seguendo dei criteri “scientifici” che precludono la possibilità di errore.

È un concetto totalmente opposto alla scelta del colore tramite le mazzette, con cui il progettista delega completamente la decisione a chi deve arredare casa.

Infatti con il metodo tradizionale si cerca di trovare una valida combinazione di colori per tentativi, accostando i campioncini presenti nelle mazzette.

È molto complicato, alla fine si tende a giocare sempre sella difensiva e ad andare sul sicuro per non sbagliare, finendo per fare le scelte che fanno tutti.

Nei casi peggiori, dopo i primi mesi i colori scelti cominciano ad urtare la quiete di chi vive la casa, costringendo a scelte estreme come la sostituzione di tutti i rivestimenti verticali. Tutto questo dopo aver speso diversi pomeriggi per sceglierli.

Seguendo il metodo strutturato si può tagliare il tempo necessario per prendere scelte definitive, che saranno al 100% in linea con l’obbiettivo estetico da raggiungere. Il risultato è originale e unico, perché il cliente può attingere ad una vasta gamma di materiali che il sistema stesso gli suggerisce.

C’è un cambio di paradigma, i materiali non vanno cercati, ma vengono proposti in automatico dal sistema sulla base dello schema colori di partenza. Quindi vanno testati ed eventualmente scartati.

Non deve essere più complicato di così…

Alessandro Piccolo

Isola, ampio tavolo e soggiorno in 37 metri quadri!

Si può inserire una cucina ad isola in un’area living di 37mq con cucina, area pranzo e soggiorno?

Hai presente quando cerchi online o in giro per negozi un vestito, un regalo da fare ad un’amica, un accessorio per la casa e finalmente trovi il prodotto o l’oggetto che fa proprio al caso tuo?

Ecco, dopo aver effettuato ricerche su riviste, cataloghi o i tradizionali negozi di arredamento è proprio quello che succede quando si visita uno show-room di stampo più innovativo, come il nostro nuovo show-room di Marcianise (Caserta), dove si ha modo di apprezzare i diversi progetti di area living con cucine open space che vengono proposti.

Chiaramente quando si pensa di aver trovato la soluzione ideale per la propria cucina moderna e la si tocca con mano, è naturale desiderare una situazione simile, se non del tutto uguale. Purtroppo, però, capita che per i propri spazi una soluzione standard non sia possibile.

Ed è un disastro dal punto di vista emotivo, perché dopo tanti tentennamenti e indecisioni, dopo aver sentito professionisti e venditori diversi, la soluzione era lì a portata di mano.

Ma si scopre solo successivamente che non è adatta ai propri spazi.

Infatti, nella fase di scelta dell’arredo, la residenza è ancora in ristrutturazione o comunque spoglia di qualsiasi elemento, è fatta di stanze vuote o di planimetrie.

Per i non addetti al settore, una stanza vuota o una planimetria sembra sempre molto spaziosa, in grado di accogliere arredi e complementi anche molto ingombranti.

Quando si arriva al momento di analizzare la planimetria insieme ad un progettista specializzato nella realizzazione di ambienti residenziali moderni, però, spesso si nota che ci sono situazioni in cui i metri quadri disponibili rendono il design dello spazio molto sfidante.

E qui sta la vera differenza tra l’azienda specializzata nella realizzazione di ambienti residenziali moderni e il venditore di mobili, che è formato per proporre solo le classiche composizioni standard per ambienti tra loro isolati.

In questo articolo, in particolare approfondiremo il caso di un appartamento al centro di Napoli.

La nostra cliente si è letteralmente innamorata di una soluzione living in cui vorrebbe far rientrare una cucina ad isola, un soggiorno e un tavolo importante. Tutto in 37 metri quadri.

Se hai già iniziato a cercare delle soluzioni per la tua cucina, avrai già compreso la difficoltà di questa richiesta.

Generalmente in 37 mq non rientrano questi tre elementi (cucina ad isola, soggiorno e tavolo grande) e l’unica alternativa proposta è la cucina lineare, che occupa meno spazio.

Se ci sono le condizioni, con qualche compromesso si potrebbe pensare anche ad una penisola.

Ma l’isola non viene presa neanche in considerazione.

SI PUÒ FARE?

Poiché ogni progetto va analizzato nella sua unicità, non esiste una risposta valida in assoluto a questa domanda. Tuttavia possiamo dire che ci è già capitato altre volte di esaminare e progettare delle soluzioni per soddisfare richieste simili.

Basandoci su uno studio dei diversi casi affrontati, possiamo sicuramente appurare che le variabili da prendere in considerazione sono principalmente due:

  1. La distribuzione degli spazi, quindi come progettare e disporre i vari elementi nello spazio open
  2. Le esigenze di chi deve arredare casa, dunque come si vogliono utilizzare le varie aree

Sono necessarie entrambe perché una soluzione di distribuzione di spazi è difficile che non si trovi, specie con tutte le giornate che dedichiamo al singolo progetto, ma bisogna capire effettivamente i vari spazi come devono essere utilizzati e quindi quali sono le priorità di chi deve arredare lo spazio.

È a questo punto che vengono messi in risalto gli eventuali compromessi che comportano le diverse soluzioni.

LA RICHIESTA DEL CLIENTE

Siamo in un appartamento al centro di Napoli e la nostra cliente si trasferirà a breve con il compagno in questo nuovo stabile.

È la loro seconda casa e ci tengono molto a realizzare un bell’ambiente per la propria residenza. Questa volta deve essere tutto perfetto.

La priorità è l’area living open, in particolare la cucina. L’obiettivo è realizzare una soluzione con l’isola, focalizzando lo sforzo progettuale nel rendere poco evidenti i mobili da cucina. Dunque è assolutamente da evitare la classica composizione “basi-colonne-pensili”.

Un’altra richiesta specifica è l’inserimento di un tavolo importante con la potenzialità di accogliere i familiari nelle occasioni conviviali, circa 13-14 persone. Anche se in genere in casa si sta in 2.

Nel progetto che stiamo per vedere siamo riusciti a trovare una configurazione compatibile con gli spazi necessari per inserire una cucina ad isola.

Vediamo subito come è stato affrontato.

IL PROGETTO

Nella progettazione di questo spazio sono state create 3 soluzioni, di cui presentiamo quella che meglio di tutte soddisfa le esigenze richieste.

cucina isola

Lo sviluppo dello spazio è orizzontale.

Esaminiamolo partendo da destra, dalla cucina.

Il progetto inizia con il contenimento verticale, che prende il posto delle colonne in una tradizionale composizione d’arredo.

Il problema principale della soluzione ad isola sono gli spazi necessari per le aree operative, in particolar modo tra il piano di lavoro e i contenimenti retrostanti.

Per ovviare al problema abbiamo progettato due contenimenti verticali centrali a profondità ridotta, con ante scorrevoli e non battenti.

Questi contenimenti sostituiscono i pensili di una composizione tradizionale.

Invece dei classici pensili abbiamo progettato un vano chiuso da una porta scorrevole, attrezzato internamente con scolapiatti e mensole. I vani verticali a profondità ridotta sono situati dietro il piano operativo, in modo da rendere l’area di lavoro spaziosa e confortevole, senza avere la sensazione di essere soffocati.

cucina isola

Sia i vani di contenimento che le strutture per contenere gli elettrodomestici hanno un’altezza terra soffitto di 270 cm per dare una sensazione di slancio, di svuotamento allo spazio che è relativamente piccolo. Troppe geometrie lo renderebbero ancora più ridotto all’occhio di chi lo osserva.

Per l’isola abbiamo optato per una pietra ingegnerizzata strutturata a doghe, in modo da ottenere una scultura che predomina l’ambiente.

cucina isola
cucina isola

Per il tavolo è stato scelto un design molto semplice ma curato nei dettagli, in legno scuro.

Da notare come l’area da pranzo è concettualmente separata dal resto dello spazio con una boiserie in legno a doghe orizzontali.

Il tavolo è allungabile e chiuso è adatto per 8 persone.

Quando sono previste occasioni speciali, rimane uno spazio comodo per le occasioni conviviali. Allungando il tavolo si ricavano posti comodi per 12 persone, restringendo gli spazi fino a 14.

cucina isola

Nell’utilizzo normale, quotidiano, dell’area living, l’ambiente non è “incastrato”, caotico o ammucchiato.

Il soggiorno invece deve essere sufficientemente grande per accogliere qualche ospite e non può ridursi ad una poltrona o ad una grande seduta per due persone.

Quindi abbiamo previsto lo spazio per un divano da 3/4 posti più un pouf che potrebbe convertirsi in seduta per 2 persone oppure essere utilizzato come tavolino.

cucina isola

COME VINCERE LA SORTE E REALIZZARE LA RESIDENZA DEI TUOI SOGNI, SENZA COMPROMESSI E SPIACEVOLI SORPRESE

Quello appena presentato è un caso di successo, in cui con uno sforzo progettuale abbiamo mitigato i vincoli che presenta lo spazio, valorizzando un’area open space che altrimenti sarebbe somigliata ad un puzzle caotico.

In altri casi, però, non è possibile superare le problematiche e si è costretti a fare scelte di compromesso.

Per evitare ciò, prima di ristrutturare casa, quindi di realizzare le separazioni degli spazi, i vani, le aperture esterne, è necessario avere il progetto completo degli interni della residenza.

Con un lavoro di progettazione a monte, effettuato da professionisti specializzati nella realizzazione di residenze moderne, la ristrutturazione o l’arredamento della residenza diventa semplice, proprio come raggiungere una destinazione utilizzando Google Maps, che indica il percorso più veloce ed eventuali impedimenti lungo il percorso.

La strada è tracciata e non ci sono strade bloccate o ingorghi improvvisi dovuti ad una decisione che non è ancora stata presa o dall’impossibilità di realizzare un’idea a cui si rinuncia mal volentieri.

L’opinione di chi ha progettato casa con noi

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Non aggiungo altro.

Alessandro Piccolo

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Ingannati dall’architetto o dal buonsenso comune? Che grosso errore nella progettazione della cucina!

“Sto ristrutturando casa e mi serve qualcuno che prenda in mano la situazione, diriga gli operai in cantiere, l’impresa di costruzioni, gli impiantisti e gestisca tutte le piccole cose che non riesco a seguire. Devo necessariamente chiamare un architetto e visto che è retribuito gli faccio studiare anche una soluzione per gli interni…”.

È quello che pensiamo tutti quando approcciamo una ristrutturazione. Ed è una riflessione apparentemente logica, rassicurante, che ad oggi quasi nessuno mette in discussione.

Perché sembra così naturale seguire questo iter? Ecco il ragionamento che si innesca:

Devo ristrutturare/costruire casa e voglio creare la mia residenza ideale à L’architetto è la figura professionale che si occupa delle ristrutturazioni à mi serve necessariamente anche per la burocrazia della ristrutturazione à Tutti si fanno fare anche il progetto d’interni dall’architetto à Allora prendo l’architetto e gli delego tutto questo lavoraccio. Dall’inizio alla fine. Lui sicuramente mi saprà dare una mano.

Fino a quando sopraggiunge l’amara verità. Quando arriva il momento di scegliere la cucina, ecco che inizia una serie di problematiche inaspettate, che non ti permettono più di avere la casa che desideravi.

Infatti, nelle ultime tre settimane ho dovuto trovare delle soluzioni per una cucina ed un’area living da inserire in due strutture già in fase avanzata di ristrutturazione e che hanno costretto i nostri clienti a dei compromessi inaspettati. Proprio per evitare che continuino ad accadere questi tristi imprevisti, mi sono riservato del tempo per scrivere sull’argomento.

Andiamo dritti al punto e analizziamo uno dei due progetti.

Analisi planimetria e richieste del cliente

arredare casa

La nostra cliente vorrebbe avere uno spazio riservato in cucina, dove poter preparare e cucinare i suoi piatti senza essere al centro dell’attenzione e senza essere disturbata.

Allo stesso tempo, la cucina affaccia su una sala da pranzo molto ampia, divisa dalla stessa con una vetrata. In questo modo, quando ci sono ospiti la vetrata viene chiusa, ma quando in casa si è solo in due si preferisce avere due ambienti comunicanti e non isolati.

Soprattutto con il trend del lavoro degli ultimi anni, per cui il lavoro femminile è aumentato e gli orari sono diventati sempre meno fissi, il tempo che si spende insieme in casa si è ulteriormente ridotto e avere due ambienti completamente separati, senza neanche un contatto visivo, diventa isolante, triste e scomodo.

Date queste esigenze, la soluzione ideale sarebbe quella di una penisola arretrata, per dare ampio spazio al piano di lavoro, creare una barriera fisica allo spazio della cucina e disporre di tutto il contenimento necessario per un’area di preparazione comoda.

Ma come inserirla in questo contesto?

ADDIO PENISOLA

Già dando uno sguardo alla pianta, all’occhio esperto risulta evidente che una penisola, in uno spazio così progettato, è altamente sconsigliata.

Questo spazio è un enorme vincolo alla progettazione. Se potevano esserci una decina di alternative possibili, purtroppo con la realizzazione del progetto le alternative si sono ridotte a 2 ed entrambe non ottimizzano i metri quadri disponibili.

Proviamo comunque a fare un tentativo disegnandola su pianta:

arredare casa

Purtroppo la sensazione iniziale è confermata.

Non c’è abbastanza spazio né per avere una profondità tale da garantire la comodità del piano di lavoro, né per farle avere un buon impatto estetico.

Più in generale si può dire che, anche se i metri quadri della stanza da dedicare alla cucina potrebbero essere sufficienti, il modo in cui è stata organizzata in realtà riduce almeno del 25% la metratura disponibile per le aree funzionali.

E questo riusciamo a vederlo anche graficamente con una rappresentazione degli spazi dei passaggi.

arredare casa

PERCHÉ ACCADE – NON È COLPA DELL’ARCHITETTO

Vedendo questo progetto, a primo impatto verrebbe da dire che è tutta responsabilità dell’architetto.

In realtà non è proprio così, perché l’architetto che ha seguito il progetto è una figura specializzata nelle pratiche burocratiche, nella progettazione tecnica dello spazio e nella direzione dei lavori sul cantiere.

Anche se la specializzazione dell’architetto tradizionale è diversa, comunque si cerca di soddisfare al meglio le richieste dei clienti. Fatte le dovute eccezioni per quei pochi che si concentrano sulla progettazione di interni, tutti gli altri seguono questa procedura:

  1. Reperiscono le informazioni sullo stato attuale del cantiere/terreno/appartamento
  2. Si fanno spiegare dal cliente come vorrebbero la residenza (anche se il processo dovrebbe essere invertito)
  3. Mettono su pianta la distribuzione degli spazi che per loro è corretta dal punto di vista progettuale

La procedura elencata, presa così com’è, non è sbagliata.

Il problema è che per avere una progettazione degli spazi ottimale, bisogna già sapere che tipologia di arredo, in questo caso di cucina, è stato progettato all’interno della residenza. Bisogna sapere che tipo di immagine si vuole ottenere.

Solo dopo si può prevedere uno spazio adeguato e disegnato proprio per accogliere la soluzione desiderata. Non prima.

Se diamo per scontato che l’architetto il suo lavoro tecnico lo sappia fare, manca proprio tutta la parte iniziale.

QUINDI DIPENDE TUTTO DAL COMMITTENTE?

Neanche.

Non si può neanche dire che la responsabilità di questo errore progettuale sia del cliente che ha commissionato il lavoro.

Il cliente che doveva progettare casa ha seguito esattamente l’iter che seguono tutti, quello che è ritenuto corretto nel fare comune, il “si fa così”.

Fammi spezzare una lancia a favore delle abitudini attuali:

Questa procedura funzionava molto bene fino a qualche decina di anni fa, quando gli arredi, dunque anche le cucine, erano dei modelli standard. In quel contesto anche l’architetto con diversa specializzazione poteva conoscerne, a grandi linee, le varie configurazioni e declinazioni.

Oggi però ogni progetto è diverso dall’altro, ogni azienda di arredo si focalizza su un particolare stile con specifiche soluzioni tecniche, che danno poi il risultato finale sia in termini funzionali si in termini di immagine.

Dall’altra parte, chi deve arredare casa è esposto a molte più fonti di ispirazione e quindi non si accontenta di composizioni standard.

In questo contesto quella competenza di base sugli interni non basta più.

Ma l’architetto non specializzato è difficile che si tiri indietro e che ti suggerisca di rivolgerti ad uno specialista, non per disonestà ma perché comunque nei suoi studi universitari ha fatto qualche progetto residenziale di interni, per lo più focalizzato sulla divisione degli spazi.

Ma essere uno specialista di interni oggi è completamente diverso, vuol dire essere aggiornati su tutte le novità del settore, conoscere le modularità dei prodotti, essere alleati a vedere le diverse possibilità progettuali prima ancora di mettere penna su foglio.

Ci sono degli architetti che si sono specializzati con gli anni in questo ambito, ma sono pochi e riconosciuti per queste capacità.

Se il tuo architetto rientra tra questi, allora il problema è difficile che si presenti.

In caso contrario il suggerimento è di far lavorare assieme lo specialista che ti supporterà nell’arredamento della casa e il professionista che seguirà la parte architettonica.

Solo in questo modo avrai la garanzia di non dover fare scelte di compromesso per la tua casa.

Ti rendi subito conto con il tipo di professionista con cui ti stai relazionando a seconda di quante decisioni devi prendere in autonomia e di quanto sei d’accordo con quelle prese dal professionista.

Quando si lavora con un generalista e il processo di progettazione e realizzazione della residenza diventa frustrante, chi ha commissionato il progetto intuisce che la qualità del lavoro finale, a questo punto, dipende esclusivamente dalle proprie decisioni.

E non da quelle dei propri consulenti.

Quindi sceglie di limitare il lavoro di consulenza architettonica alla realizzazione dello spazio, per poi fare da se per la scelta degli interni.

Così parte l’iter di ricerca online e negli showroom di arredamento, con tutte le sue difficoltà che ho precedentemente descritto nel capitolo “Arredare casa: visita ordinaria ad un negozio di arredamenti tradizionale”.

COME SI DOVREBBE PROCEDERE DUNQUE?

Il lavoro di progettazione degli interni dovrebbe partire dal momento in cui si definisce lo scheletro della residenza.

Dopodiché è necessario un lavoro a quattro mani: da una parte la progettazione degli interni, quindi di come sarà realizzata ogni singola stanza, dall’altra la progettazione tecnica, per verificare che tutte le operazioni si possano effettuare.

È il modo in cui lavoriamo con la maggior parte degli architetti ed è l’iter che si segue nei progetti di maggior successo.

Puoi trovare in maniera dettagliata il procedimento che suggeriamo nel capitolo “I 6 errori comuni quando si deve ristrutturare e arredare casa per la prima volta – e come evitarli

E mi raccomando, ora che lo sai non commettere gli stessi errori!

Alessandro Piccolo

Spazio open: Isola o penisola?

Spazio open. Meglio isola o penisola?

“Allora per la cucina facciamo l’isola. Hmmm, però la penisola mi sembra più comoda. Ma l’isola è più bella. Però con la penisola forse mi troverò meglio perché avrò più spazio. Come scegliere tra isola o penisola?”.

Arriva il momento nella vita di ogni donna in cui deve scegliere il tipo di cucina da inserire in casa.

In alcuni casi la scelta è obbligata, perché un’isola richiede degli spazi minimi superiori alla penisola. In tanti altri, come probabilmente anche il tuo, si possono avere entrambe le possibilità.

È una scelta che influenzerà il modo in cui utilizzerai la tua cucina almeno per i prossimi 20 anni e con questa consapevolezza è normale avere delle titubanze nella scelta di una soluzione piuttosto che dell’altra.

Soprattutto se il supporto del progettista si limita al disegnare quello che richiedi.

In questo caso vuol dire che stai prendendo la decisione praticamente in autonomia, ma non è per nulla semplice dal momento che non hai tutte le informazioni necessarie e hai poco tempo anche per farti una cultura, visto che avrai sicuramente un’occupazione diversa.

Proprio per renderti più semplice la scelta, ho inserito in questo articolo delle informazioni utili a valutare quando è meglio inserire un tipo di cucina piuttosto che l’altro.

Tutte le indicazioni che trovi in questo articolo sono riferite ai progetti più comuni che vengono creati utilizzando le isole e le penisole, dunque non sono delle regole adatte a tutti i casi, in assoluto.

Come vedremo nella seconda parte dell’articolo ogni ambiente ha le sue peculiarità e il lavoro del progettista sta proprio nel realizzare la cucina ideale per lo spazio a disposizione, andando però a risolvere o mitigare gli aspetti negativi di una soluzione o dell’altra.

ISOLA O PENISOLA: i pro e i contro più comuni

Qui di seguito abbiamo riassunto in una tabella i pro e i contro delle isole e delle penisole tradizionali:

PENISOLA

Pro

Contro

  • Necessita di spazi inferiori
  • Ha un angolo inutilizzato
  • Ha più capienza
  • Estetica datata
  • Ha più spazio per il piano di lavoro
  • Rende l’ambiente caotico
  • Protegge l’area della cucina
  • Ha un accesso meno comodo

ISOLA

Pro

Contro

  • Estetica attuale
  • Richiede spazi più ampi
  • Rende la cucina parte integrante dello spazio
  • Utilizzo meno efficiente degli spazi
  • Ha accessi comodi e da una sensazione di apertura
  • Piano di lavoro ridotto
  • Permette a chi cucina di interagire con gli ospiti
 

Se questi sono i pro e i contro principali di una composizione tradizionale, vediamo quali sono le variabili primarie e quelle secondarie che devono guidarci nella scelta della soluzione

Variabile Primaria 1: Lifestyle

La tua personalità e il modo in cui utilizzi la cucina sono dei fattori critici quando si decide se optare per un’isola o una penisola.

L’isola si presta maggiormente ad ambiente sociale, aperto e stimola le persone a muoversi nella stanza. Se ti piace cucinare a casa e ospitare amici, l’isola ti permette di prendere parte all’azione, di essere coinvolta e rimanere in contatto con gli ospiti.

All’inverso, una penisola è utile per demarcare le diverse aree in un ambiente aperto, per separare lo spazio della cucina dal resto della stanza.

Quindi la penisola protegge l’area di lavoro e ti garantisce più privacy, rendendo la cucina un posto di tranquillità dove creare le tue meticolose preparazioni.

Chiaramente bisogna prendere in considerazione anche in che modo lo spazio della cucina si connette al resto della casa e come pensi di viverla. Sono queste le vere variabili che vanno prese in considerazione quando scegli il tipo di cucina da inserire.

Variabile primaria 2: Dimensioni

Un altro fattore decisivo tra una penisola ed un’isola è lo spazio che hai a disposizione. Analizziamo velocemente quali sono gli spazi necessari per una cucina ad isola o penisola con 5 fuochi e un lavello doppio.

Per fare questo esercizio proviamo a progettare una cucina “vivibile”, con degli spazi minimi per avere quel livello di comodità non odiare la propria cucina.

Essendo un esercizio a scopo esemplificativo tralasciamo tutta la parte estetica e vediamo quali sono gli spazi minimi necessari per avere una soluzione funzionale.

Per rendere più chiara la tabella abbiamo realizzato dei disegni (sotto alla tabella). Il numeretto di fianco alla descrizione della misura corrisponde al numero sul disegno.

Descrizione MisuraIsolaPenisola
Lunghezza piano1300 cm400 cm
Distanza per passaggi2Almeno 80 cmAlmeno 80cm
Larghezza necessaria3Almeno 460 cmalmeno 295 cm
Profondità piano Isola/penisola4Almeno 70 cmAlmeno 70 cm
Spazio tra isola/penisola e retro5Almeno 90 cmAlmeno 185 cm
Profondità dispense cucina6Almeno 60 cmAlmeno 60 cm
Profondità necessaria7Almeno 300 cmAlmeno 315
Spazio necessario813,8 mq9,3 mq

Disegno 1. Ingombri minimi composizione Isola

Isola o penisola

Disegno 2. Ingombri minimi composizione Penisola

Isola o penisola

 In questa specifica configurazione, l’isola richiede circa il 50% di spazio in più rispetto alla penisola, con un piano di lavoro inferiore del 25%.

Ripeto, è un esercizio puramente teorico per capire qual è la differenza in termini di spazi necessari. Con ogni probabilità non faremmo mai realizzare una cucina con queste caratteristiche, per cui focalizziamo l’attenzione solo sull’esercizio tralasciando l’estetica del risultato.

Si evince chiaramente che una penisola richiede spazi inferiori. Siccome la penisola è appoggiata ad una parete, non necessita dell’ulteriore spazio di passaggio, quindi è più indicata per uno spazio più ridotto dove un’isola non rientrerebbe.

Inoltre la penisola, nella sua forma più semplice, necessita di un unico ingresso.

L’isola, invece, siccome ha tutti I 4 lati “aperti”, richiede molto più spazio di passaggio, soprattutto se la si vuole rendere impattante, senza incastrarla tra altri elementi come pareti e tavoli.

Infatti mettere l’isola in uno spazio ridotto significa sacrificare la comodità dei passaggi per entrare ed uscire dall’area di lavoro oppure ridurre la lunghezza del top da cucina.

Variabile secondaria: Condizione del cantiere

Se lo spazio dove viene progettata la cucina ha gli impianti in fase di modifica, come per le nuove costruzioni, realizzare un’isola o una penisola è pressoché indifferente.

Se invece l’impianto è già presente ed è a parete, realizzare un’isola richiederebbe spostare l’impianto a pavimento.

Poi è sempre possibile modificare l’impiantistica, c’è da capire se si è disposti a farlo e quanto incide sul costo globale del restyling. Tendenzialmente se si sta facendo un investimento in una cucina che durerà nel tempo, il costo degli impianti incide in maniera moderata.

Il valore aggiunto della progettazione: 6 tecniche efficaci utilizzate dai progettisti di Pierre Home per rendere attuale una penisola ed evitare l’effetto caotico nell’area living

Come dice un vecchio proverbio giapponese “Se non hai le risorse, devi usare la testa”.

Parliamoci chiaramente, avendo lo spazio a disposizione, oggi tutti vorrebbero un’isola. L’isola ha un design più attuale e rende l’ambiente decisamente più importante.

Tuttavia, anche se non si ha lo spazio necessario per un’isola, non vuol dire che non si può ottenere lo stesso risultato

Ora che abbiamo visto a grandi linee i limiti e i vantaggi delle due soluzioni, proviamo a vedere alcune tecniche per rendere la penisola esteticamente piacevole e pulita, senza farle perdere nulla a confronto con un’isola.

Tecnica 1: trasformare le dispense in elementi decorativi.

Innanzitutto bisogna fare in modo di uscire dal classico schema “basi-colonne-pensili”. Per evitare di replicare un design vecchio, dobbiamo andare a trasformare questi elementi in decorazione delle pareti.

Lo si ottiene incassando i mobili contenitori nelle pareti nella giusta maniera e accostando materiali materici come legni, resine cementizie e metalli.

Cucina penisola

Tecnica 2: inserire illuminazioni sobrie ma scenografiche

Oggi i dettagli luminosi sono un elemento decorativo al pari di un rivestimento. Una tecnica che utilizziamo spesso è l’incasso delle barre led nei fianchi esterni di colonne ad anta sporgente, oppure la creazione di diversi livelli di schienale entro in cui interporre gli effetti luminosi.

Attenzione: la maggior parte delle aziende di arredo fornisce delle illuminazioni dritte, frontali, non inclinate, che abbagliano l’utilizzatore della cucina. Bisogna invece utilizzare delle soluzioni angolari sapientemente incassate, che creino comfort in chi le guarda.

Cucina penisola

Tecnica 3: utilizzare pensili molto lunghi, anche oltre i 2 metri

Il pensile lungo smorza la sensazione del mobile appeso, inoltre non avendo tagli è molto più lineare e da una sensazione di ordine e pulizia.

Sono pezzi speciali molto ricercati, difficilmente realizzabili dalle falegnamerie e da gran parte delle aziende di cucine.

Cucina penisola

Tecnica 4: Aggiungere una cornice elegante

Il 9 aprile 2015 a Milano è stato condotto un esperimento da McDonald’s, che ha avuto una grande rilevanza mediatica.

In sintesi l’azienda ha aperto un fast food McDonald’s camuffandolo in hamburgheria stellata.

Tutti i visitatori sono caduti nel tranello ed effettivamente parlavano benissimo di questa nuova hamburgheria, ma i panini erano gli stessi di McDonald’s!

Quindi se una bella cornice riesce a valorizzare in maniera sorprendentemente efficace un panino del Mc, sicuramente è ancora più utile per valorizzare e aggiungere eleganza ad una penisola di design.

Noi di Pierre Home abbiamo effettuato una selezione di materiali, legni, vetri, pietre, metalli, per creare delle boiserie inedite e rendere esteticamente piacevoli e attuali le nostre penisole.

Cucina Penisola

Tecnica 5: Non terminare il progetto della cucina con la penisola

Probabilmente questo è uno degli accorgimenti principali per fare in modo che il mobile da cucina diventi parte dell’area living, andando ad integrare la penisola resto dell’ambiente come se fosse un’isola.

Se si ha spazio a disposizione, nella parte finale di una composizione si può inserire o un contenimento più decorativo, o anche un elemento a scomparsa per creare l’effetto sorpresa negli ospiti, che si ricorderanno sicuramente di queste soluzioni originali.

Cusina Penisola

Tecnica 6: Unire le varie grandezze delle dispense

La caratteristica progettuale che maggiormente rende datato il design della penisola è la netta separazione tra le basi, i pensili e le colonne.

Nei nostri progetti cerchiamo di eliminare il più possibile questa netta separazione, andando ad integrare i diversi contenimenti.

Ad esempio nell’immagine che segue è stato completamente eliminato il pensile, che si è trasformato in una mezza colonna poggiata sil piano di lavoro, creando una continuità con il resto dei contenimenti.

Cucina Penisola

Per questo articolo mi fermo qui. Ci sarebbero tanti progetto che vorrei mostrare per far capire in quanti modi diversi è possibile progettare le isole e le penisole, proverò a inserirne qualcuno nei prossimi giorni così da poter offrire qualche spunto in più.

Se invece vuoi vedere subito come si potrebbe configurare la tua isola o penisola, compila il form qui di seguito e sarai ricontattato entro 24 ore senza alcun impegno da uno dei nostri progettisti.

Ci sentiamo al prossimo articolo,

Alessandro Piccolo

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I 6 errori cumuni quando si deve ristrutturare e arredare casa per la prima volta – e come evitarli

Quanto costa una decisione errata?

In base ad una statistica costruita sugli anni di esperienza della nostra azienda abbiamo riscontrato che, quando si deve ristrutturare e arredare casa per la prima volta seguendo il processo tradizionale, si sbaglia tra il 30% e il 40% delle decisioni che vengono prese.

Realizzare o ristrutturare una residenza, che sia appartamento o villa indipendente, è un’attività molto complessa. Ci sono una moltitudine di attori coinvolti, ognuno con i suoi tempi e i suoi imprevisti, tutti pronti a scaricare sul committente la responsabilità di ogni singola decisione.

Infatti, dopo un brevissimo periodo iniziale, quando si ristruttura casa vogliamo tutti la stessa cosa: vogliamo che tutti finiscano il loro lavoro e se ne vadano quanto prima!

Diventa molto frequente, dunque, ritrovarsi nella condizione di prendere delle decisioni che a prima vista sembrano di buon senso e che alla fine diventano vincolanti per il progetto finale. Cambiarle significherebbe incorrere in costi non trascurabili, fino al 10% del budget dell’intera ristrutturazione.

Vediamo dunque qual è il processo tradizionale, del buonsenso comune, che crea la maggior parte dei limiti in fase di progettazione degli interni.

Il processo “Difettoso”

Nella maggior parte dei casi di ristrutturazione che vediamo, si ha un progetto architettonico per la divisione degli spazi, si comprano i rivestimenti, si inizia a installare l’impianti elettrico e idraulico e solo dopo si realizza un progetto di interni.

Sebbene questo processo sia quello più diffuso e considerato corretto, in realtà comporta una serie di conseguenze sulle possibilità di progettazione degli interni.

Quando si scoprono i limiti dell’ambiente venutosi a creare, modificare la configurazione dello spazio diventa oneroso, per cui spesso si opta per una soluzione che non rispecchia totalmente le preferenze di chi abiterà la casa.

Se per una serie di ragioni ti trovi a seguire questo tipo di processo, di seguito puoi verificare se stai commettendo uno degli errori più frequenti, con anche delle indicazioni su come evitarli.

Inoltre vedremo qual è il limite entro cui si possono fare cambiamenti in maniera economica.

Iniziamo subito.

Errore comune #1: Realizzare le pareti prima di progettare glia arredi ad incasso

Questa è probabilmente la scelta che più di tutte viene data per scontato e quella che genera il maggior numero di modifiche.

In genere si scelgono gli arredi dopo aver imbiancato la casa, quindi dopo aver realizzato tutte le separazioni e gli impianti.

Tuttavia gran parte delle soluzioni richiedono delle pareti progettate appositamente per accoglierle, generando la necessità di aggiungere cartongessi, dunque di modificare gli impianti, rintonacare le pareti e ripitturare il tutto.

Vediamo degli esempi nelle immagini che seguono:

 
Arredare casa
 

In questi due casi i lavori di ristrutturazione sono stati effettuati dopo aver chiarito esattamente come doveva essere realizzato l’ambiente e dopo aver verificato le misure esatte dei mobili specifici da inserire.

Riprodurre un ambiente del genere con delle pareti dritte equivale a costruire ex-novo tutta la parete.

Errore comune #2: realizzare il pavimento, le pareti e il soffitto prima di aver definito quali porte o separatori installare.

Il capitolo delle porte e dei separatori è molto insidioso in quanto ogni tipologia di porta richiede dei lavori specifici.

A scopo illustrativo, nel caso in cui si volesse installare una porta con apertura a bilico come nell’immagine che segue, bisogna prevedere dei sostegni specifici all’interni del pavimento, quindi da installare prima della realizzazione del massetto.

Se non viene fatto è comunque possibile avere questa soluzione, ma comporta avere la ferramenta a vista, degli inestetismi che si sarebbero potuti evitare.

 

Un altro caso che può accadere con riferimento alle porte è che si opti per i tradizionali controtelai in abete, che ci costringono ad utilizzare delle porte con profilo perimetrale largo come nell’immagine a sinistra.

Non che siano brutte, il punto è che se in fase di scelta non si può prendere in considerazione l’alternativa con perimetro slim, che vediamo nell’immagine qui a destra.

Arredare casa

Allo stesso modo, volendo realizzare una porta a scomparsa con un rivestimento ceramico, va prevista una sporgenza dell’infisso pari allo spessore devi rivestimento, altrimenti si otterrebbe un effetto non omogeneo.

Dunque, per evitare di avere vincoli nella scelta degli infissi, è opportuno progettarli prima di chiudere il pavimento e realizzare le divisioni interne.

Errore comune #3: installare gli attacchi per i termosifoni prima di aver progettato l’ambiente

Che impatto potrà mai avere un termosifone in uno spazio?

Dal momento che si esce dallo schema della classica composizione d’arredo, anche il termosifone o in generale il termoarredo può contribuire all’immagine estetica finale di un ambiente.

Vediamo un esempio pratico con questa immagine, scattata nel nostro showroom, in cui vediamo una colonna decorativa bianca che si erge dal pavimento. La colonna è priprio il termoarredo previsto per questo bagno.

Per poter installare questo pezzo in uno spazio, bisogna creare una predisposizione a pavimento e portare esattamente li l’attacco per il termoarredo.

Con un attacco tradizionale a muro questa soluzione diventa impraticabile, poiché bisognerebbe rompere il muro e il pavimento, modificare gli impianti e ripassare la resina.

Errore comune #4: Prevedere pareti con materiali o spessori non adatti all’utilizzo futuro

Quando si creano delle divisioni o semplicemente delle contropareti, senza sapere se e che tipo di arredo/decorazione dovranno ospitare, ci si preclude automaticamente una serie di possibilità.

Nel primo caso abbiamo riportato un esempio di armadiatura sospesa, che richiede una parete rinforzata in quanto il peso ce deve sostenere è rilevante e non vogliamo trovarci nella situazione di creare pericoli per chi abita lo spazio.

Arredare casa

In un altro caso potremmo voler decorare la parete con un rivestimento a base di resine. Tuttavia nel caso in cui avessimo inserito un normale cartongesso, a contatto con le resine si gonfierebbe, quindi  bisognerebbe applicare degli strati protettivi impermeabilizzanti sulle pareti. Cosa che si potrebbe evitare se l’informazione venisse recepita prima della realizzazione della parete.

Errore comune #5: installazione punti luce a soffitto

Un’altra decisione che viene spesso sottovalutata riguarda il posizionamento dei punti luce a soffitto. Un punto luce richiede il passaggio di cavi, tagli di cartongessi e rifiniture esterne, per cui cambiarne la posizione comporta lavori di modifica della controsoffittatura.

In genere vengono inserite

  • le prese elettriche a parete nelle zone in cui è più probabile che vengano utilizzate (ma che vengono sempre spostate dopo aver ultimato la progettazione degli interni)
  • i collegamenti nella parte centrale del soffitto della stanza, dove tradizionalmente viene inserito un lampadario pendente.

Tuttavia, durante la progettazione degli interni, si scoprono delle alternative a questa impostazione classica, ma diventa impegnativo adattare l’ambiente a soluzioni in cui l’illuminazione segue uno schema totalmente innovativo, come nell’area living di seguito riportata.

Inoltre, sistemi di illuminazione sospesi più articolati come quello nell’immagine che segue, richiedono un supporto strutturale nel controsoffitto e diventano un’alternativa no perseguibile al termine di una ristrutturazione.

Errore comune #6: Prevedere l’illuminazione incassata alla fine del progetto

L’illuminazione incassata sta diventando un elemento sempre più presente nelle residenze moderne.

Richiede spazi e supporti specifici, che devono essere realizzati durante la fase di ristrutturazione e non successivamente.

Nell’immagine a sinistra vediamo uno dei nostri progetti per una zona notte. L’illuminazione inserita ha richiesto un controffitto appositamente progettato, in modo da non scontrarsi con gli elementi strutturali di sostegno.

Allo stesso modo, l’illuminazione incassata nelle pareti deve essere progettata a monte.

Nell’immagine che segue vediamo un esempio di soffitto con illuminazione laterale a vela e sistemi ad incasso centrali.

È tutto un gioco di armonie anche con l’arredo previsto e lo si è potuto ottenere perché la residenza è stata pensata come un corpo unico e non un pezzo per volta.

Qual è il momento in cui è ancora possibile effettuare modifiche e quindi il limite entro cui effettuare il progetto di interni?

Il momento ultimo prima che ogni cambiamento diventi molto costoso è la posa del massetto, cioè lo spessore in cemento che farà da base per il pavimento.

Una volta creato il massetto, eventuali sostituzioni all’impiantistica o al layout della casa comporteranno interventi di “demolizione”, che vogliamo assolutamente evitare.

Qual è invece il miglior momento per decidere come realizzare una residenza?

Se lo stabile è da costruire, è ideale avere ben chiaro tutto prima che sia terminato lo scheletro dell’edificio. Infatti qualsiasi lavoro effettuato dopo aver creato la struttura dell’edificio comporta la scelta tra diverse soluzioni progettuali, quindi potenziali compromessi.

Se invece lo stabile è già costruito, l’ideale sarebbe progettare gli interni prima di ergere le divisioni e di installare gli impianti.

Alessandro Piccolo

Come arredare casa

Nel primo articolo dedicato all’inaspettata esperienza durante la visita in show-room in un negozio di arredamenti tradizionale, abbiamo visto cosa accade nel momento in cui entri in negozio e perché avviene con quella specifica modalità.

In questa seconda parte approfondiremo nel dettaglio quello che avviene nelle prime fasi della progettazione e vedremo perché spesso si traduce in un risultato estetico dal carattere dubbio. Quindi seguimi nel continuo della visita all’interno del negozio tradizionale di arredamento.

Come arredare casa con il progettista del negozio tradizionale

Il primo sintomo della composizione d’arredo

Ci siamo fermati al momento in cui hai finito di fare il giro dello show-room e ora non vedi l’ora di vedere come il progettista disegnerà gli interni di casa tua.

Finalmente tu e il tuo partner vi recate nell’ufficio, vi mettete in posizione e cominciate a fare qualche chiacchiera con il progettista su budget, ambienti da progettare e altri dettagli minori. Diciamo che avete deciso di cominciare proprio dalla cucina.

Dopo aver visto la piantina e aver identificato la posizione degli scarichi, la prima cosa che ti chiede il progettista è “Che idea avete per la cucina?”.

Di fronte a questa domanda potresti avere diverse reazioni: se hai già deciso esattamente che cucina comprare, glielo comunichi; se invece le idee non le hai ancora chiare, fai un po’ fatica a rispondere.

Quindi il progettista incalza con “Vi può piacere una penisola?”. Cioè cerca di farti dire quello che ti piacerebbe avere in casa e se non hai ancora la risposta definitiva butta giù comunque un’ipotesi di composizione che potrebbe entrare nel tuo spazio.

Ora, cerchiamo di comprendere meglio quello che succede in questa fase. Cominciamo col dire che va bene informarsi sulle preferenze del cliente. È necessario per poter offrire una soluzione che rientri nelle tue preferenze.

Bisogna però farlo potendo essere veramente utili.

Il problema principale del progettista del negozio di arredamento tradizionale quando devi scegliere come arredare casa:  il “Progetto Bollente”

Per rendere chiaro questo concetto, viene facile fare una similitudine con un gioco che si fa da bambini, spesso durante le feste: il gioco della Patata Bollente.
In pratica ci si mette in cerchio, parte la musica e si passa nel minor tempo possibile un oggetto alla persona che è di fianco. Nel momento in cui viene stoppata la musica, la persona che rimane con l’oggetto in mano perde ed usce dal cerchio.

Quando sei di fronte al progettista tradizionale giocate allo stesso gioco, solo che in questo caso l’oggetto “bollente” è la progettazione della tua casa. In che senso?

  1. In pratica, la parte più complessa di un progetto è sviluppare un concetto integrato per la casa. Per farlo con risultati che vanno oltre il progetto di casa ordinario, senza carattere, scontato, è necessario investire continuamente in ricerca e formazione e dedicare ad ogni progetto giornate intere di lavoro, non le due ore di consulenza di fronte al cliente.
  2. Il progettista del negozio di arredamento tradizionale ha un grande problema: deve portare a casa i numeri. Per questo motivo, riceve pressioni dai suoi supervisori per chiudere nel minor tempo possibile una vendita, con la conseguenza che non può dedicarti molto tempo.
    Quindi, il progettista del negozio tradizionale è costretto a far fare a te il grosso del lavoro di progettazione, a lanciarti la patata.
  3. Visto che nel negozio tradizionale si ragiona con la legge dei grandi numeri, il progettista ti dedica un periodo di tempo molto limitato perché sa che, ad esempio, su 10 persone che segue 4 compreranno e 6 no.
  4. Per incrementare i numeri, il progettista tradizionale delega al cliente l’onere della progettazione. Più nel dettaglio, dopo la mini-consulenza di 2 ore sull’ambiente cucina, per esempio, il progettista ti invita a guardare i cataloghi e i siti internet, in modo che tu possa farti un’idea e segnalargli cosa ti piace.
  5. Il suo lavora diventa di comporre, incastrare nel tuo spazio degli arredi che ti possono piacere e che gli avrai segnalato. Cioè fare una composizione d’arredo, non un progetto d’interni.
  6. La patata ora è in mano a te, che a questo punto avrai capito qual è il livello di supporto che puoi aspettarti da questa figura. Siccome per te è importante che qualcuno dedichi al tuo progetto il tempo che si merita, perché stiamo parlando della tua casa, il posto che ti identificherà per tanti anni, davanti a te si aprono due strade:
  • Decidere di fare tutto in autonomia
  •  
  • Affidarti ad un architetto (a tal proposito, ti consiglio di leggere la nostra guida alla scelta dell’architetto, per evitare di duplicare i costi con un professionista che abbia gli stessi limiti del progettista tradizionale)

In questo articolo ipotizziamo che, a prescindere dalla decisione finale che prenderai, fai comunque una ricerca per farti delle idee su come arredare casa.

Le 5 fonti di ispirazione più comuni su come arredare casa in autonomia e i loro limiti

La progettazione passiva

Sicuramente qualche idea su come vorresti la tua cucina te la sarai fatta, potresti essertela immaginata tante volte e potresti aver già preso qualche decisione in merito. Le tue informazioni sono però limitate a

  1. Visite in negozi di arredamento
  2. Cataloghi
  3. Riviste di settore
  4. Blog e immagini su internet
  5. Qualche cucina di amici che ti è piaciuta

Oltre alle fonti indicate in questo elenco, tu hai delle esigenze funzionali – cioè di come vuoi utilizzare uno spazio – di cui sei consapevole. Magari perchè ci hai pensato, oppure perché ci sono dei problemi che hai avuto con una cucina o un altro spazio in passato e che assolutamente non vuoi replicare con l’acquisto dei nuovi arredi.

Tutte queste informazioni potrebbero sembrare sufficienti, ma in realtà queste fonti ti permettono di accedere ad una selezione limitata di soluzioni, ignorandone tante altre che potrebbero cambiare completamente le tue aspettative sul risultato funzionale, estetico ed emozionale finale della tua casa.

come arredare casa

Infatti, questo metodo di progettare sulla base di ispirazioni è del tutto accidentale e dipende dalle soluzioni in cui ti imbatti nel poco tempo che hai a disposizione e nella tua interpretazione di quella soluzione. È un po’ come se fosse la pesca di un numero, prendi quello che ti capita tra le mani.

Quello che invece ti è più utile prima di prendere una decisione per arredare casa è

  • Prendere coscienza di tutte le possibilità esistenti per creare il tuo ambiente ideale, senza le limitazioni imposte dalle varie fonti da cui prendi le informazioni
  • Creare in maniera strutturata, cioè seguendo un metodo specifico, lo spazio ideale del posto dove andrai a vivere, con la sicurezza di non poterne creare uno migliore e che potrebbe generarti qualche rimorso successivamente

Come arredare casa in maniera efficace:

Iniziare con il riconoscimento delle preferenze

Quindi il progettista deve essere abbastanza aggiornato e strutturato per poter estrarre tutte le tue possibili esigenze (sia estetiche che funzionali), non solo quelle di cui sei consapevole.

Quando comunichi le tue esigenze, è difficile che tu riesca a comunicare qualcosa che vada oltre a “un’ ambiente contemporaneo, moderno, che però sia caldo e non grigio, non freddo, ma neanche pesante”.
Potresti avere qualche preferenza sugli inserimenti in pietra, che per te potrebbero andar bene solo su alcuni elementi. Oppure sul top della cucina, che deve essere pratico perché ti piace cucinare.

Però non basta, stai ancora lasciando uno spazio infinito al progettista, che tenderà a fare un progetto come più conviene a lui, rispettando questi vincoli che hai descritto. Siccome lui deve chiudere la vendita il prima possibile, se non sei tu a spendere decine di ore sulla ricerca per il tuo progetto, con ogni probabilità ti verrà proposta una composizione standard. Infatti alla fine ti propone un’unica alternativa. Ne dovresti vedere almeno 3/4 diverse.

Anche se ti potrebbe sembrare scontato avere un’idea chiara sulla forma di una cucina, ad esempio un’isola, non è detto che l’effetto finale che vuoi ottenere debba prevederla necessariamente, perché potrebbero esserci delle soluzioni senza isola che sono nel complesso più adatte e che potrebbero piacerti di più, ma al momento non lo puoi sapere.

Per cui è fondamentale che a seguirti sia una persona molto preparata sulle possibilità di progettazione di interni e addestrata a “estrarre” le tue preferenze seguendo un metodo specifico, non facendosele raccontare con delle domande generiche.

Come arredare casa:

Due metodi di lavoro che devi conoscere per poter distinguere un progettista tradizionale da uno specializzato in creazione di ambienti residenziali moderni

Oltre a ciò, si aggiungono due problematiche: Il progettista tradizionale ragiona:

  1. per tipo di stanza: cucina, zona notte, bagno, zona giorno ecc.
  2. Concentrato sui pezzi di arredamento, sul mobile, che è dove ricava il margine economico

Considerare ogni spazio della casa in maniera indipendente elimina la possibilità di ottenere l’effetto visivo che si può creare della combinazione degli elementi di vari spazi. Un errore molto comune quando si acquistano gli arredi è proprio comprare i mobili della cucina, in maniera indipendente rispetto al progetto generale della casa (ammesso che ce ne sia uno).

Ad esempio, in cucina si potrebbero inserire delle colonne che creino una boiserie e che diano l’effetto di continuità con le altre stanze, come la zona giorno. Vedi immagine sotto (realizzata dal nostro studio Spaces Home).

Come arredare casa

È chiaro che non si arriverà mai a progettare una soluzione del genere se si inizia un progetto pensando alle basi e alle colonne operative.

A conferma di ciò, la prassi nel settore è quella di procedere una stanza per volta. Quindi, prima si sceglie la cucina; dopo aver confermato la forma, le finiture e i colori della cucina, si passa ad un altro spazio.

 Per quanto riguarda il secondo punto, prendiamo sempre come esempio la cucina. Il mobile della cucina non può essere considerato indipendentemente dagli altri elementi. L’ambiente cucina è sempre lo sviluppo di una soluzione architettonica, in cui è presente anche il mobile cucina.

Se da un lato il progettista tradizionale ti propone la solita composizione con basi, colonne operative e pensili, è anche vero che le case belle non hanno mobili appesi alle pareti, il prodotto non è evidente, è tutto «nascosto» e integrato nell’ambiente. È così che da un progetto cucina si passa ad un progetto living completo, perfettamente ambientato, che suscita delle sensazioni specifiche.

È una filosofia differente. Si porta avanti un progetto, non si propone un mobile.

Nel negozio tradizionale si comincia subito a comporre la cucina e a confrontarsi con le basi da 90cm piuttosto che da 60cm, il pensile a ribalta piuttosto che battente ecc. Va bene, ma deve essere uno step successivo. Viene dopo.

Ecco un altro esempio di cucina living progettata come un ambiente e non come composizione

COME ARREDARE CASA
COME ARREDARE CASA

Si vede chiaramente da questa immagine (realizzata dal nostro studio Spaces Home) come il mobile sia solo uno degli elementi per realizzare un ambiente residenziale di pregio.

Guardiamo i microcementi applicati alle pareti che creano un effetto grezzo ma comunque molto pulito e ricercato, la boiserie dell’area living che crea una continuità con gli altri spazi della casa, lo studio di illuminazione dello spazio che include anche lo sviluppo di controsoffittature apposite.

Come arredare casa per creare la Home Experience

Dalla composizione all’ambiente

Più in generale, dobbiamo cominciare ad uscire dalla concezione che la casa è bella perché c’è la cucina perfetta. Il mobile ha certamente un ruolo molto importante nell’effetto finale che si vuole ottenere, ma è anche certamente riduttivo focalizzarsi esclusivamente su quello.

Tutti gli elementi di uno spazio devono essere integrati tra loro. Con questo cambio di prospettiva acquisiscono importanza la boiserie giusta, il parato giusto, la tenda giusta, il tappeto giusto, l’illuminazione giusta, il tessuto giusto e tanti altri elementi che in genere non vengono considerati quando bisogna arredare casa.

Le possibilità progettuali sono davvero molto eterogenee e un tipo di progettazione passiva ti preclude molte delle strade percorribili.

Arredare Casa

Arredare casa: visita ordinaria ad un negozio di arredamenti tradizionale

È sabato pomeriggio, hai avuto una settimana di lavoro stressante e vuoi goderti il fine settimana in pace. Però devi arredare casa nuova e hai deciso di fare una visita ad uno dei negozi di arredamento in zona.

Scegliere l’arredamento di casa dovrebbe essere un’attività rilassante, o almeno così avrai pensato, e quindi ti sei preparato per passare un bel pomeriggio in cerca di qualche arredo che potrebbe andar bene in casa tua, magari abbinandoci una cena fuori o una passeggiata.

Tutto pronto, imposti il navigatore all’indirizzo del negozio che hai scelto di visitare e inizia la passeggiata.

Arrivi finalmente al parcheggio del negozio e non vedi l’ora di vedere quante cose belle potresti inserire nella tua nuova casa, sicuramente avrai immaginato come arredare casa, avrai già pensato a tantissime cose diverse, ma ora stai per entrare e puoi toccarle con mano.

Arredare casa: cosa realmente accade durante la visita ad un negozio di arredamenti

Quando entri nel negozio però hai un po’ un senso di smarrimento; sembra non esserci nessuno. Rimani lì all’ingresso ad aspettare che qualcuno si accorga di te. “Mah, forse saranno tutti impegnati.”

Dopo un po’ di attesa ecco che arriva qualcuno a salutarti, si presenta e ti guarda aspettando che tu dica qualcosa. Dopo l’imbarazzo iniziale, rompi il silenzio e comunichi che sei lì per vedere il negozio perché vuoi arredare casa, come se la persona che ti ha accolto non lo sapesse.  In automatico la risposta è “Prego, vi accompagno”.

A quel punto ti trovi un po’ in difficoltà, perché realizzi che il venditore ti seguirà in tutta la sala espositiva come l’Occhio di Sauron, che osserva e registra ogni tuo singolo movimento.

  • “Allora cosa volete vedere?”, ti chiede.

Preso alla sprovvista, dici la prima cosa che ti viene in mente: “Ehm… uhm… cucina!”. Tanto in una casa la cucina serve sempre.

Inizia così la visita dello show-room. Il venditore ti segue e, cercando di essere utile, comincia con qualche spiegazione:

  • “Questo è la cucina modello xyz, porta come caratteristica la gola, ha il top in acciaio che è una nostra prerogativa, però si può avere in quarzo, in laminato e altri materiali. Un tratto caratterizzanze di questa cucina sono questi pensili che si aprono col dito sino a 240 cm di larghezza….”

Se non sei un addetto ai lavori, è molto facile perdersi nella miriade di informazioni tecniche che dà il venditore. Che continua con ulteriori dettagli, come:

  • “C’è una finitura laterale che di serie esce così, però la possiamo fare anche in laccato opaco”
  • “Questa è un’anta estraibile a doppia ribalta”
  • “Abbiamo il gres, il laccato per le colonne, tutte le cucine che hai visto le puoi personalizzare come vuoi”
  • “guardate questo tavolo allungabile, qui vi potete mettere in 10”
  • “Vedete ci sono tutte le attrezzature previste, forno, lavello, microonde….”

Dopo circa 30 minuti di spiegazione ricca di informazioni tecniche, sui marchi, sui modelli, dopo che il tuo cervello si è scollegato e non vuoi più pensare a come arredare casa ma stai già pensando a cosa fare appena esci di lì, il venditore ti chiede se hai la piantina dell’appartamento, in modo da cominciare a vedere una composizione di arredo che rientri nei tuoi spazi.

Quindi termina la visita all’esposizione e si passa in ufficio per ipotizzare una composizione. Cosa si intende nello specifico per composizione lo vedremo tra qualche riga.

Ma perché funziona così? I venditori dei negozi di arredamento non lo capiscono che per te è stressante fare un’esperienza del genere?

Tu volevi andare in negozio a vedere bei mobili, a immaginarti la tua nuova casa e magari a capire come si sceglie l’arredamento, non a essere pedinato e a farti riempire la testa di tecnicismi buttati lì a caso e non spiegati in maniera strutturata, tanto che te ne esci con le idee più confuse di prima.

Forse ne sono consapevoli di quanto sia stressante per te, forse no. Il punto è che, per il loro metodo di lavoro, sono costretti a farti fare questo tipo di esperienza. Vediamo subito il motivo.

Arredare casa: perché il venditore del negozio di arredamenti tradizionale ti pedina e si sofferma su noiosi tecnicismi?

Nel negozio di arredamento tradizionale si ragiona ancora per prodotto, cioè il venditore o il progettista che ti segue pensa di doverti vendere una serie di pezzi di arredamento.

Ogni negozio tradizionale ha uno show-room diverso, con alcuni modelli di arredi esposti in base ai marchi commercializzati. Essendo focalizzati sulla vendita del pezzo, il venditore deve stare molto attento a tutte le tue reazioni di fronte ai prodotti durante la visita allo show-room, per provare a intuire cosa ti può piacere, per poi inserirlo nel “progetto” di arredo che ti propone.

“Progetto” che altro non è che una disposizione all’interno del tuo spazio di una serie di prodotti che ti potrebbero piacere. Quindi più che progetto possiamo chiamarlo composizione d’arredo.

Infatti, nella sua formazione lavorativa, il venditore o il progettista tradizionale ha frequentato i vari corsi delle aziende che rivende. Quindi conosce i materiali e le soluzioni che si possono ottenere soltanto con quelle specifiche aziende che può fornire al suo cliente.

Sempre durante i corsi di formazione, il venditore e il progettista tradizionali hanno imparato che quando ti soffermi o guardi con attenzione alcuni dettagli, lui deve focalizzarsi su quelli e inserire esattamente quel prodotto nella tua composizione d’arredo, adattandolo alle misure specifiche che hai a disposizione.

Quindi nel negozio di arredamento tradizionale c’è una distinzione netta tra l’azienda produttrice che “pensa” il prodotto e il progettista o il venditore che si limita a farlo entrare nel tuo spazio, lasciando a te l’onere di sapere se quello è esattamente il prodotto più adatto per arredate  la tua casa.

Arredare casa: progettare da solo il tuo spazio nel negozio di arredamento tradizionale

Ci sono una serie di criticità legate a questo metodo di lavoro.

Se da un lato scegliere tra quello che vedi in esposizione può essere una soluzione “sicura”, perché sai esattamente cosa ti arriva a casa, fare una scelta di interni in base a quello che è esposto è molto riduttivo, perché la scelta è limitata a quello che puoi vedere nei vari negozi che visiti. Infatti, dovresti compiere scelte basate su una conoscenza molto limitata delle possibilità di stili e di soluzioni per la tua casa.

A conferma di quello che stai leggendo, se hai già visitato un negozio sicuramente alla fine dell’appuntamento il venditore o ti avrà dato dei cataloghi da studiare o ti avrà indicato un sito internet dell’azienda che rivende dove puoi vedere i vari modelli.

In altre parole, tu devi spendere una cifra consistente per arredare casa tua e si pretende che tu ti faccia il progetto d’interni da solo.

arredare casa

Questa è una scelta che ti vincola almeno per i prossimi 10-20 anni, anche di più se scegli dei pezzi di design più importanti.

Il progettista che possa essere davvero utile, invece di farti vedere i dettagli dei modelli degli arredi, dovrebbe fare un lavoro di analisi delle tue preferenze in maniera molto più approfondita.

La difficoltà sta nel fatto che, per poter fare questo lavoro, è richiesta una conoscenza a 360° di tutte le possibilità arredative di uno spazio. Per conoscenza a 360° si intende non solo quella dei vari pezzi di arredamento, ma anche degli apparati illuminanti, delle pitture, delle resine, dei rivestimenti, degli interventi architettonici, delle lavorazioni di falegnameria, delle lavorazioni metalliche, dell’integrazione tra due o più stanze collegate tra loro e tanto altro.

Sono competenze complesse da sviluppare e che non si trovano nei negozi tradizionali, dove il venditore o l’architetto è una persona esperta solo dei marchi di arredamento che rivende il negozio.

Arredare casa: la sicurezza di scegliere senza rimpianti

Piuttosto che utilizzare lo show-room per capire le tue preferenze e rendere la tua visita in negozio lunga e noiosa, oggi l’esposizione serve per vedere qual è la resa dei materiali dal vivo, come ci si muove in uno spazio.

Per individuare il tipo di ambiente che vuoi creare a casa tua, ci sono altri metodi più moderni e ben più efficaci. In particolare, noi di Pierre Home, con il nostro studio di progettazione associato Spaces Home, abbiamo sviluppato il metodo In.te.emo®, un metodo di analisi che ti permette di trovare esattamente lo stile di casa che ti piace, che rifletta la tua personalità e l’emozione che l’ambiente deve esprimere.

In questo modo possiamo dare una direzione alle attività di progettazione che seguono, che con il metodo CONO ti guideranno sessione dopo sessione verso il restringimento delle possibilità che vanno bene fino ad arrivare alla soluzione ottima per il tuo ambiente residenziale.

Tutto questo senza dover spendere le tue serate libere su riviste, cataloghi e siti internet, ma in maniera divertente e stimolante e con la sicurezza di essere seguiti da un team di specialisti degli ambienti moderni.